Fare spazio

Pratiche del comune e diritto alla città

€ 22,00

Fare spazio

Pratiche del comune e diritto alla città

Informazioni
A cura di: Claudia Bernardi, Francesco Brancaccio, Daniela Festa, Bianca Maria Mennini

Collana: Kosmos
2015,
ISBN: 9788857525921
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 Edizione cartacea  € 22,00
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Sinossi

Questo libro è una ricerca sperimentale sui modelli e sulle forme di produzione del sapere, per scompaginare i confini disciplinari e quelli tra teoria e pratica politica. Ripensando il tema del diritto alla città attraverso la nozione di comune, questo volume afferma un metodo utile a problematizzare il campo del discorso giuridico e, al contempo, a ripensare la spazializzazione del diritto. Dove la produzione del diritto investe la mutevole geografia del capitalismo, l’esperienza dei commons urbani ci parla di soggettività politiche eterogenee che abitano le città e che resistono alle logiche speculative della mercificazione, del consumo e della rendita. Questa spazializzazione del capitalismo a livello globale ci porta a ripensare lo spazio stesso, la sua produzione, il suo statuto simbolico, così come la sua organizzazione a diversi livelli scalari, in particolar modo in Europa. Oltre l’ordine economico-politico, le pratiche del comune diventano così artefici di un fare spazio in cui generare nuovi usi e istituzioni.

L’Istituto Svizzero di Roma, avamposto nel cuore di Roma e del Mediterraneo, è punto di riferimento delle attività artistiche e scientifiche della Svizzera in Italia. Favorisce il dialogo con attori culturali presenti sul territorio e alimenta una rete di istituzioni artistiche, università, scuole d’alta formazione e spazi autogestiti.

La Libera Università Metropolitana nasce nell’atelier ESC di Roma, un esperimento di autoformazione, fondato sulla libera e autonoma produzione di saperi oltre i confini tra università e metropoli. Un laboratorio animato da studenti, lavoratori del mondo della cultura e dell’arte, dottorandi, ricercatori e docenti.

Il Nuovo Cinema Palazzo è uno spazio privato, occupato nel 2011 per resistere e opporsi alle logiche speculative nel quartiere. è ora un luogo aperto a linguaggi artistici contemporanei, dove l’autoproduzione di cultura si fonda sull’accessibilità, la circolazione dei saperi, la partecipazione diretta e inclusiva.