Luciano Parinetto

Verdi e la rivoluzione

Alienazione e utopia nella musica verdiana

Informazioni
Collana: Filosofie del teatro
2013, 180 pp.
ISBN: 9788857516127
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Sinossi

Parinetto seppe avvicinare Verdi con intelligenza e con la stessa passione che nutriva verso i temi filosofici, politici e morali che segnarono la sua ricerca. Gli scritti qui raccolti appartengono ad anni lontani, e ne serbano il sapore: non per questo sono “superati”. Talune prese di posizione hanno avuto conferma; e conservano una loro originalità e freschezza. Riscatta il primo Verdi in anni in cui ci voleva coraggio a farlo, e in un ambiente culturale in cui pregiudizi, luoghi comuni e remore aprioristiche antiverdiane erano di casa, non meno di quanto lo siano tuttora. Non si trincea dietro analisi sedicenti avalutative, ma sa cogliere il valore delle opere nella loro globalità. Non vede le acquisizioni dell’ultimo Verdi come una sorta di acquiescenza a modelli che gli sono estranei, a un “vero” dramma musicale, di cui Wagner sarebbe l’alfiere. Nutrì per la Callas un’autentica passione: in anni di contrapposizioni melodrammatiche tra “dive” seppe coglierne la statura interpretativa, la capacità di far scoprire mondi sottovalutati, quando non compromessi da interpretazioni fuorvianti, se non scadenti o volgari, comunque incapaci di cogliere la verità del teatro verdiano.

Luciano Parinetto (Brescia 1934 - Chiari 2001) fu titolare della III cattedra di Filosofia morale alla Statale di Milano. Tra le sue numerose opere qui si ricordano: Faust e Marx (1989), Alchimia e utopia (1990), Nostra signora dialettica (1991), Solilunio (1991), Marx diversoperverso (1996), I Lumi e le streghe (1998), Streghe e potere (1998), Gettare Heidegger (2001). Per i tipi di Mimesis ha curato: Nicola da Cusa, Il dio nascosto; L. Feuerbach, Rime sulla morte; Angelus Silesius, L’altro io di dio; Eraclito, Fuoco, non fuoco; Hegel-Hölderlin, Elesius e Carteggio; G.E. Lessing, Il teatro della verità; J. Böhme, La vita sovrasensibile.

Manuele Bellini, di ruolo nei licei, è dottore di ricerca in Filosofia e si occupa di Estetica presso l’Università degli Studi di Milano. Ha pubblicato, tra l’altro, I profili dell’immagine (Milano 2003) sull’estetica di Bergson, Geroglifici, simboli, gesti. Il mito dell’Egitto e le origini dell’estetica (Napoli 2011) e ha curato L’orrore nelle arti (Milano 2008), La “muta eloquenza”. Il gesto come valore espressivo (Milano 2011) e, su Luciano Parinetto, Corpo e rivoluzione (Milano 2012). Gabriele Scaramuzza (Milano, 1939) si è laureato a Pavia e ha insegnato Estetica a Padova, Verona, Sassari e, da ultimo, a Milano. Si è occupato dapprima di estetica fenomenologica; ha poi compiuto ricerche sul tema della “morte dell’arte” di ascendenza hegeliana, cui vanno connessi l’attenzione al problema del brutto e del melodrammatico, gli studi dedicati a Kafka e, più recentemente, l’attenzione all’estetica delle situazioni estreme.