L’opera dell’artista catalano Antoni Tàpies può essere definita una “pittura filosofica”: Giuseppe Di Giacomo mette in evidenza come la grandezza di quest’arte, che è insieme “rappresentazione” e “presentazione” di materie, stia nella sua capacità di fare emergere, pur nella sua totale immanenza, una dimensione trascendente e spirituale. Tale dimensione è ciò che distingue l’opera di Tàpies da quella di altri artisti informali, pur condividendo con essi la dimensione materica. In un mondo caratterizzato da una mercificazione totale dell’arte, e nel quale il valore artistico si identifica col valore economico, l’arte di Tàpies è una delle poche a sottrarsi a questa logica di mercato, proponendosi come testimonianza delle brutalità della storia del Novecento.
Giuseppe Di Giacomo, professore ordinario di Estetica alla Sapienza Università di Roma, è stato direttore del MLAC (Museo Laboratorio di Arte Contemporanea) nella stessa università. Tra le sue pubblicazioni Dalla logica all’estetica (1989); Estetica e letteratura (1999); Icona e arte astratta (1999); Introduzione a Klee (2003); Narrazione e testimonianza (2012); Malevi?. Pittura e filosofia dall’Astrattismo al Minimalismo (2014); Fuori dagli schemi (2015); Arte e modernità. Una guida filosofica (2015).
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