La verità, sempre che sia alla nostra portata, è certamente astrusa. La filosofia non può che somigliarle. Eppure, osserva Hume, siamo inclini a rifiutare qualunque cosa pretenda troppa attenzione per essere compresa. Un ragionamento astruso, se corretto, dovrebbe conservare la sua forza. Eppure, la convinzione che produce diminuisce in proporzione agli sforzi che facciamo per capirlo. Zittisce, ma non convince. Non appena usciamo dallo studio, le sue conseguenze svaniscono come fantasmi della notte. La verità di un’argomentazione non dovrebbe dipendere dalla sua forma astrusa né dalle sue conseguenze pericolose. Eppure, preferiamo verità semplici ed errori utili. «Perché – si chiede Hume, come farà Nietzsche – cavare fuori la peste dal pozzo in cui è sepolta?». Che cosa è disposto a fare un filosofo per promuovere la sua filosofia? A cambiare le immagini che la raccontano, per esempio, passando dall’«anatomia» alla «delineazione» della natura umana. A escludere il suo scritto principale dalle opere complete, per celebrarlo nel testo che fa da introduzione. Il Treatise of Human Nature, nato morto «più per la maniera di trattare che per la materia trattata», resta fino all’ultimo nei pensieri di Hume. La peste sale e scende nel pozzo, secondo un movimento che ricorda quello di filosofia scettica e vita: è l’insegna dello scetticismo di Hume.
Emilio Mazza (1962) insegna alla Libera Università di Lingua e Comunicazione IULM di Milano dal 1995. Ha scritto diversi saggi su Hume, ha tradotto i Dialoghi sulla religione naturale (1996) e, insieme a Emanuele Ronchetti, ha curato il volume New Essays on David Hume (2007).
Sottotitolo | L’anatomia astrusa di David Hume |
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ISBN | 978-88-5751-494-9 |
Pagine | 376 |
Data di pubblicazione | 2012 |
Autore | Emilio Mazza |
Collana | Filosofie |
Brand | ![]() |
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