Jean Wahl

Breve storia dell’«esistenzialismo»

Seguita da Kafka e Kierkegaard, un commento

Informazioni
A cura di: Andrea Di Miele
Traduzione di: Barbara Wahl
Prefazione di: Andrea Di Miele
Introduzione di: Andrea Di Miele

Collana: Volti
2017, 98 pp.
ISBN: 9788857546131
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Sinossi

Jean Wahl, secondo Deleuze, ha fortemente «scosso» la filosofia francese con la sua «impressionante» opera di anticipatore di nuove tendenze. Il suo contributo alla diffusione della filosofia dell’esistenza in Francia è stato fondamentale, eppure Wahl rifiutava di essere considerato un esistenzialista. Nel pieno della vivace temperie culturale della Francia del secondo dopoguerra, Wahl tenne nel 1946 la conferenza Petite histoire de l’«existentialisme», che viene qui proposta per la prima volta in traduzione italiana, insieme alla Discussione che ne seguì (animata, tra gli altri, da Berdjaev, Koyré, Lévinas, Marcel) e a Kafka e Kierkegaard, un commento.
Cosa si intende per esistenza? E per esistenzialismo? Sartre, Heidegger, Jaspers, Marcel, sono esistenzialisti? Le origini delle grandi filosofie (Platone, Cartesio, Kant) non si trovano forse all’interno di riflessioni esistenziali? È possibile una filosofia dell’esistenza legata anche alla speranza?
Un’istantanea delle posizioni del tempo ma anche una testimonianza attuale di come la filosofia comporti la costante discussione delle proprie categorie.
Partendo dalle origini del lungo itinerario di Wahl e mostrando i limiti del cliché «esistenzialista» che ancora pesa sulla sua filosofia, Andrea Di Miele ci aiuta a riscoprire il tratto peculiare di Wahl filosofo e filosofo dell’esistenza.

Jean Wahl (1888-1974), filosofo francese, fu professore alla Sorbona dal 1936 al 1967 con un’interruzione durante la Seconda guerra mondiale causata dalle persecuzioni razziali. Internato nel campo di Drancy, fu costretto all’esilio negli Stati Uniti (1942-1945) dove insegnò al Mount-Holyoke College. Di ritorno a Parigi, fondò il Collège Philosophique, punto d’incontro extra-accademico di molti protagonisti del tempo tra cui Sartre, Marcel, Merleau-Ponty, Lacan, Lévinas, Koyré, Jankélévitch, Derrida, Bataille. Fu direttore della Revue de Métaphysique et de Morale dal 1950 fino alla sua morte. La sua celebre interpretazione della «coscienza infelice» (Le malheur de la conscience dans la philosophie de Hegel, 1929) ha influenzato diverse generazioni di studiosi; specialista di Bergson, Heidegger, del pensiero angloamericano, storico della filosofia e poeta, introdusse in Francia il pensiero di Kierkegaard (Études kierkegaardiennes, 1938).