Che cosa sappiamo di una storia che credevamo conclusa e che, invece, continua? Che cosa ne è stato del gigantesco cervello “a forma di oceano”, forse un dio, di Stanislaw Lem, che sul finire del romanzo del grande scrittore polacco faceva impazzire gli astronauti che lo avevano avvicinato?
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«Colei che scrive la lettera al padre, Dolores, non solo non ha mai avuto “quel” padre, ma costui non è mai stato padre per lei. Entrambi gli ausiliari non sono riferibili a lui. Non a caso parliamo di ausiliari da auxilium – aiuto. E qui mancano gli ausiliari perché l’aiuto non c’è mai stato. Quello che, invece, s’è manifestato è il rifiuto. Incomprensibile, irrazionale, segnale di latente follia, in quanto reiettivo di qualcosa che è geneticamente legato a sé, senza possibilità di cancellazione. Il concatenarsi dei pensieri in questa requisitoria che, a Dolores, serve per depurarsi del veleno introiettatole da Belzebù e dai suoi rifiuti – si scopre che in paese è questo il soprannome di quest’uomo davvero demoniaco – fa affiorare l’importanza del pensiero come superamento del male con cui gli altri possono colpirci. E questo pensiero si nutre delle preziose riflessioni di grandi pensatori e scrittori. E qui la filosofia è la medicina capace di far sopportare a Dolores quel rifiuto paterno». Maria Rita Parsi
... Per saperne di piùStrana vita è un allucinante viaggio nella Lisbona criminale. L’autore, per vent’anni investigatore nella Squadra omicidi, ci accompagna nei meandri della città, nei luoghi del traffico di armi, droga e diamanti, di sfruttamento della prostituzione.
... Per saperne di piùLa storia di una grande villa sul lago Maggiore e dei suoi ospiti, inglesi e italiani, in un secolo di vita sociale e famigliare. I racconti di padroni e servitori, di genialità e follia si intrecciano con i ricordi autobiografici e i riti di passaggio di un bambino e di un adolescente, continuando nella forma fiction del breve racconto È giunta l’ora!.
... Per saperne di piùQuella umana è l’unica intelligenza dell’universo? La professoressa californiana Rosa Rogers lo sostiene a Canberra, in Australia, citando il principio antropico. Trent’anni prima Miloš Ostojić le aveva svelato il significato dell’immagine dell’elefante meridionale che 35.000 anni fa popolava Europa e Asia Minore: è il caposaldo della memoria collettiva che innerva il progredire dell’intelligenza naturale.
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