Dike
Ovvero della giustizia tra l’Olimpo e la Terra
Collana: Classici contro
2020, 216 pp.
ISBN: 9788857563909
Immersi in una società in cui scorgiamo troppe ingiustizie e diseguaglianze, siamo abituati quotidianamente ad accapigliarci sulle leggi, a dibattere il modo di amministrare il diritto, a invocare un riequilibrio ultraterreno degli squilibri umani. Cos’è giusto fare dinanzi a una catena di delitti di cui si è dimenticata l’origine, dinanzi a una legge palesemente inumana, dinanzi a chi propaganda un’idea che mette in dubbio le nostre certezze, dinanzi a una richiesta d’asilo che mette a rischio la comunità? Dike, figlia di Zeus e Themis, crocevia di pensiero religioso e razionale, è teodicea, ordine e volere degli dèi, nemesi di creature soprannaturali, punizione dei torti e ratio di un destino assegnato. Ma è anche un fatto umano, diritto scritto e amministrato nelle città, portato nei tribunali ateniesi in forma di raffinato dibattito e poi lasciato in eredità alla più salda e sistematica codificazione dei Romani, che seguiranno il loro demone per fondare il sistema tuttora alla base di molte delle nostre società. Sulla scena attica, Dike deborda, grida, sfolgora, geme, colpisce. Nelle dikai di Lisia o di Licurgo, la retorica e il testo dei decreti concertano arringhe paradigmatiche. Dalla lite su un riscatto nello scudo di Achille nell’Iliade alla controversa vicenda dell’invalido ateniese in Lisia, dalla favola esiodea dello sparviero e dell’usignolo alle incrollabili certezze di Antigone, dall’eunomía (buon governo) di Solone alla hybris (superbia) punita di Eschilo, il mondo greco ha prodotto una gran mole di pensiero sulla e per la giustizia: non c’è quasi problema della giustizia del nostro tempo che non possa essere codificato – in senso mitico o come parallelo storico – nei termini antichi e dunque rivitalizzato e meglio compreso.
FILIPPOMARIA PONTANI - SARA BIASIN
Università Ca’ Foscari di Venezia
Dividere e dimenticare
ANDREA COZZO
Università di Palermo
La giustizia valore supremo presso i Greci?
SOTERA FORNARO
Università di Sassari
Un doloroso amore: la giustizia per i morti
dall’Iliade all’Antigone
ALBERTO CAMEROTTO
Università Ca’ Foscari di Venezia
Tityos, ovvero della giustizia eterna
VALERIA ANDÒ
Università di Palermo
Giustizia al femminile o vendetta?
CRISTINA PACE
Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
Eschilo a Rebibbia. Parlare di dike in carcere
CLAUDIA CLEMENTI
Casa Circondariale “Rocco D’Amato” di Bologna
“So come gli uomini in esilio di nutrano di sogni di
speranza” (Eschilo, Agamennone 1668). Breve
narrazione del carcere sotto forma di tragedia
GIOVANNI CANZIO
Primo Presidente emerito della Corte di Cassazione
Leggi, giustizia e mito in Edipo Re e in Antigone
STEFANIA DE VIDO
Università Ca’ Foscari di Venezia
Democrazia paradossale
DINO PIOVAN
Liceo “Pigafetta” di Vicenza - Università di Verona
Oltre la vendetta. Come riconciliarsi dopo
una guerra civile
MAURO BONAZZI
Università di Utrecht
Giustizia della città, giustizia dell’anima: Platone
pensatore realista?
MIRKO CANEVARO
Università di Edimburgo
I diritti come spazio di socialità: la time¯ tra diritto e
dovere
LORENZA CARLASSARE
Università di Padova
Quali diritti?
FRANCESCA ROMANA BERNO
Sapienza Università di Roma
Nemesi a Roma: una vendicatrice fuorilegge
AGLAIA MCCLINTOCK
Università del Sannio
La Giustizia è donna
Alberto Camerotto insegna Lingua e letteratura greca al Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Si interessa principalmente di epica greca arcaica, di parodia e di satira antica. Con Filippomaria Pontani ha ideato e coordina il progetto “Classici contro”. Tra le sue pubblicazioni: Fare gli eroi. Le storie, le imprese, le virtù: composizione e racconto nell’epica greca arcaica (2009); Gli occhi e la lingua della satira. Studi sull’eroe satirico in Luciano di Samosata (2014). Ha inoltre curato La satira del successo. La spettacolarizzazione della cultura nel mondo antico (tra retorica, filosofia, religione e potere) (con S. Maso, 2017) e Menippo o la negromanzia (2020) di Luciano di Samosata.
Filippomaria Pontani insegna Filologia classica all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Si occupa di tradizione manoscritta di testi greci in età antica, bizantina e umanistica ed è impegnato da anni nell’edizione dei commenti antichi e medievali all’Odissea di Omero (voll. I-III, 2007-2015). Ha pubblicato saggi su testi greci e latini (da Saffo a Callimaco, da Eschilo a Demostene, da Pindaro a Catullo) e sulla letteratura bizantina (da Eustazio di Tessalonica a Gemisto Pletone). Ha inoltre curato le edizioni critiche di testi umanistici, quali gli Epigrammi greci (2002) di Angelo Poliziano e gli Scritti omerici (2018) di Cristoforo Kondoleon, e della letteratura neogreca, come Poeti greci del Novecento (con N. Crocetti, 2010), concentrandosi fra l’altro sulla grammatica e sulla filologia nell’antichità e a Bisanzio, sulla retorica, sull’allegoria, sulla facies letteraria di alcuni miti e sulla traduzione poetica. Dal 2010 coordina con Alberto Camerotto il progetto “Classici contro”. Fa parte di gruppi di ricerca a Stoccolma e a Berlino e ha coordinato un progetto FIRB. Scrive su “il Fatto Quotidiano” e su “il Post”.