Visual Studies

L’avvento di nuovi paradigmi

Informazioni
A cura di: Tommaso Gatti; Dalia Maini

Collana: Eterotopie
2019, 136 pp.
ISBN: 9788857560762
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Sinossi

Proporre oggi una riflessione a più voci su cosa stiano diventando i Visual Studies all’interno del panorama italiano e, in particolar modo, delle accademie di belle arti significa sottoporre a un questionamento radicale la suddivisione disciplinare classica tanto tra le varie metodologie storico-critiche quanto tra i differenti approcci (storiografici, sociologici, filosofici, ecc.) alle immagini.
L’intento è stato, quindi, quello di chiamare a raccolta un numero significativo di voci differenti per interrogarsi su cosa significhi oggi occuparsi di Visual Studies, quali siano le poste in gioco e le potenzialità di questi studi.
Sul fondo della ricerca si staglia il panorama di una proliferazione di immagini mai conosciuta dalla storia dell’umanità e la trasformazione antropologica che questa iperproduzione porta con sé. Sul crinale di questo nuovo e oscuro sapere sembrano convivere la fine dell’arte e la nascita di una società dell’immagine (o iconosfera), le quali, sovrapponendosi l’una all’altra, inizio e fine indistinguibili e confusi, danno vita a una “scienza senza nome” capace, forse, di indagare le culture visive del nuovo millennio e l’uomo che ne emerge.

Tommaso Gatti (Milano, 1992) è artista visivo e giornalista. Diplomatosi in Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, ha poi conseguito il diploma specialistico in Visual Cultures e Pratiche Curatoriali presso la stessa accademia. Dal 2016 affianca alla propria ricerca scultorea una carriera nell’ambito del giornalismo di settore, scrivendo per “Flash Art Italia” e altre testate.

Dalia Maini (Napoli, 1992), dopo aver conseguito la laurea di primo livello in Culture Comparate presso l’Università “L’Orientale” di Napoli, si diploma all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano nel corso in Visual Cultures e Pratiche Curatoriali. Dal 2018 è co-fondatrice del progetto curatoriale napoletano Bite the Saurus, la cui proposta vuole intersecare il sistema dell’arte con il teatro dei valori sociali. La sua pratica prende forma nei concetti di ospitalità, cura, speranza radicale, osservazione manipolativa e immaginazione collettiva.